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Pinocchio nel paese dei Facebook-balocchi

Pinocchio nel paese dei Facebook-balocchi

Aderiamo liberamente ad un social network. E, oltre che liberamente, lo facciamo gratuitamente. Questo social network – Facebook – è la piattaforma di un’azienda, cioè un’impresa, che per sua stessa natura, deve generare profitto.
Ora ci scandalizziamo perché fingiamo di scoprire che i nostri dati vengono utilizzati/manipolati per finalità di marketing. Cosa significa per finalità di marketing? Semplicemente che i nostri comportamenti fanno si che gli utenti vengano segmentati per interessi, età, genere, gusti sessuali, scelte religiose, ovviamente, orientamenti politici, etc. Questa mole di dati, assume un enorme valore per chi deve piazzare prodotti e servizi, in altre parole per chi voglia fare pubblicità ad un pubblico mirato.
Ed è proprio nella vendita di questi dati che Facebook genera profitti. Non che Mark si metta a vendere il nostro nome e cognome… venderà a chi acquista pubblicità sulla SUA piattaforma (alla quale aderiamo liberamente e gratuitamente) i nostri dati assemblati a milioni di altri dati. E non bisogna fare l’errore di pensare che chi acquista i dati sia lontano chissà quanto, anche il piccolo negozio all’angolo che sponsorizza un post, sta accedendo a questa enorme mole di dati per far arrivare il suo messaggio proprio ad un pubblico molto mirato. Tanto è vero che, normalmente, sui social si tende a restringere il target di pubblico e non allargarlo come avviene, di solito, per le campagne offline.
Ora, tutto quello che ho riassunto sopra, è scritto (magari in maniera non chiarissima) nelle clausole che accettiamo quando ci iscriviamo ad un social ma anche, ad esempio, quando attiviamo un servizio di posta elettronica tipo Google o Hotmail ed in genere, ogni volta che aderiamo ad un servizio gratuito.
Il modo di dire che “quando un prodotto/servizio online è gratuito il prezzo sei tu” non è una fandonia, anzi. Paghiamo rinunciando ad una parte della nostra privacy, paghiamo rendendo pubblico un po’ di noi.
E, proprio come Pinocchio veniva condotto nel paese dei balocchi per essere trasformato in asino e rivenduto, anche noi siamo condotti nel meraviglioso mondo dei social dove diventiamo merce di scambio. Noi, però, a differenza di Pinocchio accettiamo liberamente queste condizioni, sottoscriviamo con leggerezza per poi lamentarci di essere depredati di chissà quali inconfessabili segreti.
C’è rimedio a tutto ciò? Certo, non essere presenti sui social, cioè zero, cancellarsi. Anziché utilizzare servizi di mail gratuiti, utilizzarne di professionali o magari acquistare un proprio server. Non scattare foto e non pubblicare su Instagram, non dire a Twitter con un hashtag quale politico seguiamo, non partecipare ai sondaggi di Sky o altre emittenti, cancellare l’abbonamento a Netflix per non dare indicazioni su quali siano i nostri gusti ed, infine, buttare via lo smartphone ed utilizzare internet solo attraverso un browser che non consenta ai siti di monitorare il vostro comportamento, attraverso i famosi cookie.
Siete veramente pronti a tutto ciò? Siete pronti a lasciare il paese dei balocchi? O magari la trasformazione in asino vi sta bene perché, in fondo, tutto ciò vi piace?