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La potenza è nulla senza controllo?

La potenza è nulla senza controllo?

“La potenza è nulla senza controllo”. Sta per compiere trent’anni (è del 1994!) uno degli slogan più famosi di Pirelli e, in generale, del mondo della pubblicità. Ricordo ancora quando venne lanciato e quanto per molti sia diventato un motto, quasi un proverbio di saggezza popolare. Da giovane uomo in pieno sviluppo personale, sociale e professionale, sembrava una colonna sonora epica, uno sprone a far emergere la farfalla che covava nella crisalide.
Oggi, nel mezzo del cammino della vita (citando Dante), mentre intravedo i 50 anni e sto per lasciarmi alle spalle un decennio pazzesco ed entusiasmante, quel motto mi emoziona ancora. Ancora mi fa sentire l’adrenalina, anche ripensando all’iconica immagine del “figlio del vento”, Carl Lewis, immortalato nell’atto di scattare per i suoi formidabili 100 metri ma con ai piedi delle scarpe femminili rosso fuoco e con i tacchi alti.
Contemporaneamente, in quella che molti chiamano “maturità”, sento il bisogno di aggiungere una seconda parte al celebre slogan: “il controllo è nulla senza la potenza”. Oggi ritengo necessario, prima di tutto, avere qualcosa da controllare. Se non si possiede in potenza qualcosa (che sia un talento, la forza di volontà, una passione, un’arte…), il controllo potrà essere esercitato solo sul nulla, sarà come elevare un numero a zero e ottenere sempre un misero uno come risultato. E anche il controllo – un esercizio che si sviluppa per tutta la vita – deve essere modulato affinché non diventi una trappola, un limite, una gabbia, impedendo di godere appieno della potenza che per natura o per impegno ci si ritrova a gestire.

Ho scritto questo pippone (di cui mi scuso per la lunghezza) per me stesso, ma lo rendo pubblico, dedicandolo a coloro che so benissimo vivono la stessa condizione. Alla fine, tra simili, ci si riconosce sempre. E poi, lo dedico anche a un’altra categoria di persone, coloro che definiscono “fortuna” il risultato degli sforzi altrui e “sfortuna” il frutto della loro stessa indolenza: vi porto nel mio cuoricino.

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